L’offesa personale ormai è diventata prassi politica.
Non ne capisco il senso. Offendendo si ottiene forse una maggiore risonanza mediatica, ma la sostanza politica dove è?
Non sopporto i diffamatori di professione.
Apostrofare il presidente del consiglio con “boy-scout di Gelli” significa togliere dignità al proprio interlocutore. Ma allora ti piace “vincere facile”. Senza riconoscimento dell’altro non vi è politica. E rimane solo l’insulto.
Dove affonda questo modo infame di fare politica?
Grillo ne è maestro, ma a mia memoria la prima diffamazione politica che ricordo è quella che Berlusconi fece durante una delle tante campagne elettorali nei confronti degli elettori che votavano a sinistra (li definì “coglioni”).
O ancora, ricordo l’ex direttore del TG4 che faceva finta di non ricordare i nomi degli avversari politici e così li storpiava.